le FOTOle nostre foto e i nostri racconti

I resoconti dei nostri incontri e i nostri raduni corredati dalle relative foto. Un modo per condividere le nostre emozioni.

Italia 2003

Fotografie del raduno a Casciano di Murlo

Avevo pensato di scrivere un resoconto cronologico del raduno. Poi, leggendo i vari messaggi che sono giunti nella nostra mailing list, ho pensato che fosse più bello riportarne integralmente alcuni.

Spero che contribuiscano a dare un’idea di cosa è stato.

Piero "Siccobi" Niccolai

 

Beh che dire ora che è tutto finito mi sento meglio orgoglioso di aver portato a termine una cosa che pensavo fosse più grande di me e invece si è rivelata una piacevolissima sorpresa .

Se possiamo fare un bilancio delle cose positive e delle cose negative devo dire che l’ago è a fondoscala verso le positive tutto è stato magnifico l’unico rammarico che ho è quello di non aver pensato a fare una foto tutti insieme 72 Elefant uno accanto all’altro come nemmeno a Varese forse sono mai stati .

Due cose incredibili ed emozionanti mi rimarranno sempre nel cuore

La prima è la forza di Mats.

La seconda è il tragitto che abbiamo fatto da Casciano al ristorante con una interminabile fila indiana di Elefant dietro di me che sembrava non finire mai avevo la pelle d’oca tutte le volte che mi voltavo.

Io non vado ai raduni. Di solito.

Preferisco girare da solo, al massimo in due, tre. E Riccardo lo sa, quando lui prova a chiamarmi io "tiro sempre un po’ indietro". Un po’ per pigrizia, perché mi piace dormire fino a tardi la mattina, un po’ perché non socializzo poi così facilmente, i raduni dove devi partire all’alba o quasi e dove c’è sempre un sacco di gente che non conosci e che ti guarda come a chiedere "’sto qui chi cazzo è?" non mi attirano.

Non ho la comunicativa immediata adatta a queste circostanze.

Ma questa "cosa" degli elefanti è diversa.

Non è solo un raduno monomarca (anzi, monomodello), non è solo "un raduno", appunto. È qualcosa di speciale, nato quasi per caso, un anno dopo l’altro, con lo stupore crescente si ritrovarsi non più soli a sopportare l’ironia salace di chi ha una jappa perfetta (o quasi) sotto al sedere. Di chi non sa nemmeno se la vite del fianchetto abbia la brugola del tre o del quattro.

Il nostro raduno, "quello degli italiani", era doveroso; dopo un raduno in Svizzera, il primo, e quello in Germania, nella terra di chi, più di noi, ama le moto italiane, era l’ora del raduno nella terra natale dell’Elefant.

E così, lo scorso anno, chiacchierando di fianco al campo di mais è nata l’idea di farlo noi, un po’ spaventati, a dire la verità, perché nessuno aveva mai organizzato nulla di simile.

Ci aiutava l’amore che gli stranieri provano per la nostra terra e per la Toscana in particolare e, certi che questo ci avrebbe perdonato qualche inevitabile pecca, abbiamo deciso di tenere il raduno nel Chianti.

Our man on the site: Alessandro Gradi (grazie Alex!).

È tutta storia nota a chi legge questa Mailing List: la ricerca del posto che potesse ospitare un numero ipotetico di moto non proprio silenziose (vero Riccardo?), la trattativa per i prezzi politici, il creare la pubblicistica elettronica e non (di questo ne so qualcosa io…), la pubblicazione sul sito di notizie sicure, il girello sul posto per tastare il terreno, il confezionamento dei regali curato da Franco, delle magliette che hanno fatto ammattire Cementone, ecc. Poi, all’avvicinarsi del Giorno, il crescere dentro di me, ma credo anche dentro tutti quelli che hanno partecipato a vario titolo all’organizzazione di quest’evento, di una inquietudine strana come quella che precede un esame (o una finale scudetto).

La paura che qualcosa possa andare storto è ragionevole.

Poi, come per incanto, la rivelazione nota a tutti i genitori che vedono crescere il proprio figlio: cammina da solo!

Ed allora ti rilassi, lasci che il raduno viva di se stesso e che la dinamica degli incontri tra gente lontana ma simile abbia il sopravvento.

Altri racconteranno i fatti e i visi di chi c’era, del mitico Warren d’Australia, di Andy Young che, dopo mesi di freddo polare, gira in calzoncini per compensare, di Mats che mi ha insegnato a pronunciare correttamente "Öhlins", della simpatia di Cem, convinto da noi tutti a tenere il pachiderma lo scorso inverno. Del sempre fantastico Andreas vero traduttore simultaneo viaggiante.

Ma io volevo ricordare tutti quelli che non c’erano o per sfortuna dell’ultima ora (ne so qualcosa) o per impegni che però hanno partecipato come e più di noi alla gestazione di questo successo (come pare sia stato), citando a caso: Luca Firrarello, Roberto Cadeddu, Gianmarco e tutti quelli che col cuore anche se non con l’elefante sotto al sedere erano con noi l’altra sera sui tornanti che ci portavano in quel magico serpentone sulle colline senesi.

GRAZIE ragazzi questo raduno è stato anche il vostro.

….

Chiedo scusa se ho poche occasioni di scrivere e per questo spesso sono in ritardo sulle argomentazioni, ma leggo assolutamente tutto appena posso.

Unico rammarico: partendo per la cena del sabato a causa di ritardatari da aspettare mi sono perso lo spettacolo del passaggio in gruppo nel paese con la gente che salutava.

Peccato.

Ma poi, via a rincorrere la carovana che procedeva lenta ormai dietro le ultime curve fuori del comune.Il resto me lo sono goduto tutto ed è stato bellissimo ed emozionante. La cena, il luogo, ma anche quello del pranzo, le premiazioni…

Ho terminato di leggere solo oggi le innumerevoli mail dei partecipanti e non al raduno e credetemi è stato toccante.

Tanti nomi della mail list hanno ora un volto e, pur non essendo un esperto di raduni, affatto, credo che il nostro gruppo sia composto da tante belle persone, con anima e cuore da vendere. Mi associo alle tante belle parole scritte da tutti voi, a volte poetiche come quelle di Birillo, "l’Elefante" di maggior peso del raduno.

Mi sento orgoglioso e fortunato di far parte di questo gruppo di persone così diverse fra loro per luoghi di origine, cultura e quant’altro ma accomunati nella passione e nell’orgoglio di possedere una moto rara, mossa dal pompone italiano che più stimiamo e che va curata e migliorata in piccoli dettagli. Proprio per questo, riuscire nell’intento dà soddisfazione, te la fa amare di più, mai mollare!

Ricalcherò le orme di tanti che hanno scritto, ma devo ringraziare tutti coloro che hanno contribuito al successo del raduno, in particolare ringrazio Kiwi, Siccobi, James, Cementone, Franco, Alessandro e Giovanna (bellissimo e buonissimo il dolce), il loro amico Andrea, comunque tutti, tutti quelli che sono venuti da vicino e da lontano, a Mats per il suo coraggio, la sua voglia di vivere e di combattere contro un nemico invisibile che lo incalza ed anche a chi non è potuto venire ma che era li tra noi con il cuore e con la mente.

Mi auguro che anche dall’estero ci giungano belle parole e che non sia solo un effetto dato dal fatto di giocare in casa in qualità di ospitanti.

Ciò renderebbe sicuramente più vicina la Cornovaglia.

Comunque sia non è poi stato così complicato e arduo organizzare il raduno, o no? Basta dividersi i compiti e… quando ci si adopera per una passione non pesa più di tanto, vero?

Un tumtumf a tutti.

….

Il serpentone multicolore dei 70 e passa pachidermi che si avviavano con il rombo dolce del desmo ed il cicalì o delle frizioni fra i tortuosi sentieri della collina senese è una diapositiva che rimarrà , indelebile, appesa nell’album dei miei ricordi.

Uno scorrere composto, fiero, da parte di centauri orgogliosi del loro cavallo meccanico, senza eccessi, a sottolineare il carattere dell’elefantista, che, fuori dalla pura anagrafica, sono risultati maturi, scevri dall’eccesso e dalla boria, ma felici di condividere la festa anche con la popolazione del paese che ci ha accolto. L’incedere lento degli elefantoni che scendevano le stradine del paese, con educata moderazione delle manopole del gas è stata corrisposta dai tanti sorrisi e saluti della gente senese.

Fantastico.

Sono fiero ed orgoglioso di essere stato uno degli pachidermi che hanno barrito, in branco, in quella serata.

Un grazie a tutti per la cordialità e la simpatia con la quale ci avete accolti e spero che abbiate avuto la percezione che vi è stata corrisposta.

È stato fantastico realizzare di possedere una passione condivisa da amici di tutti i continenti.

Oggi sono tornati a percorrere le piste in solitario, ma si sa, un elefante non dimentica mai!

….

…VOI…, UN GRAZIE, GRANDE, GRANDE…

È stato bellissimo…,

giusta riflessione fatta con il Kiwi ed anche unico rammarico, a parte il mio Unlucky Elefant…, il mio inglese fa proprio cagare…, mi dispiace non aver potuto comunicare meglio con tutti questi nostri amici venuti da lontano…

Tutto stupendo, amici, paesaggi, libagioni comprese..:-)))

Ciro…, se venivi forse mi avresti soffiato il premio dell’ Unlucky Explorer…, in confidenza non so se la cosa mi avrebbe fatto piacere…, sai nonostante la poco gloriosa motivazione dell’assegnazione del premio…è stato bello…, molto bello…, anche io ero come te nell’inverno scorso… ad un bivio…, poi una valanga di e.mail come questa mi hanno ricacciato la ragione in quel posto e mi si è gonfiato il cuore…

Questo vuol dire anche avere un’Elefant…, magari sfigato, ti tira fuori un pò di "porchi" e ti sgonfia il portafogli…, ma poi ti riempe il cuore…

Trovati un meccanico sagace…, si lo so non è facile…, magari però se ci dici nel particolare che tipo di problemi hai ti si può aiutare…, qui abbiamo cambiato quasi tutto degli elefant…

Se avessi visto gli Elefant dei tedeschi…., c’era uno sloveno che sprigionava un suono al minimo… che mi ha riempito il cuore…, tunf…, tum…, tunf…, tum…, tunf…, tum… era una melodia fantastica e credo che lì dietro c’era tanto lavoro ma soprattutto tanta passione…:-)))

Non mollare, se puoi, potrebbe essere bello e ripagarti di tutte le tue fatiche:-))).

Quando sono in giro con la moto spesso faccio dei report, resoconti, di cosa sto facendo e di quello che sto provando. Mi racconto tante cose e le romanzo lavorandole di fino per cercare di fissare il momento e tenerlo il più possibile con me. Le emozioni andrebbero scritte nel momento stesso in cui si provano, perché subito dopo perdono la loro intensità lasciandoti però un senso di soddisfazione per averle provate. Non lasciano tracce nella mente se non il loro ricordo legato al momento in cui le hai sentite dentro di te. Avrei voluto scrivere tante cose ieri sera, cose di questi tre giorni e in qualche modo proverò adesso, scusatemi se alle volte scadrò nella retorica.

C’è stato il nostro raduno ed è andato al di là di ogni nostra più rosea previsione, a cominciare dal tempo, sole e caldo di giorno, fresco e temperato di notte sotto un tetto di stelle che mi ha lasciato a bocca aperta tante volte. Non avevo mai visto la Via Lattea così bene e nitidamente, sembrava quasi che le stelle si potessero toccare. E abbassando lo sguardo vedevo tante moto come la mia e non mi sembrava vero, 72 elefanti tutti insieme (se non sbaglio i miei conti) non avrei mai creduto di vederli. Ho dato un viso e una voce a persone conosciute solo via mail, alcuni me li aspettavo così, altri proprio no. è stato bello, belli i posti, bello il campeggio con quella piscina da sogno, sembravamo tanti elefanti a mollo. E il posto della cena di sabato è stato davvero fantastico.

Non ho parole per descrivere l’emozione provata nel vedere la carovana di elefanti mentre andavamo al ristorante. Era da poco passato il tramonto ed era quasi l’ora del crepuscolo, quando ci si vede ancora abbastanza per distinguere i contorni delle cose ma anche quando le luci spiccano in mezzo all’oscurità che avanza. La gente di Casciano affacciata alle finestre per vederci, i bambini che ci salutavano, passando in mezzo alle case e tutto intorno il rombo dei nostri pomponi, uno spettacolo che non avrei voluto perdermi per niente al mondo. Si lo confesso, mi sono quasi commosso. E mi sono girato per vedere chi avevo accanto a me e ho visto Ferro con l’occhio che brillava dall’emozione. Non so trovare altre parole per dirvi meglio, chi c’era lo ha visto e può capire. Per chi non c’era, guardatela con i nostri occhi e lasciate correre la fantasia.

In mezzo a tutto questo, lo sfondo delle splendide colline senesi sembrava il palcoscenico ideale voluto da chissà quale regista, strade come piste, boschi freschissimi, laghi, monumenti antichi come le pietre che li componevano e tanta, tante gente, elefantisti.

Più di una persona ieri mi ha detto che "se non sei strano non puoi essere elefantista". È vero.

Altre cose ricorderò volentieri e mi rimarranno per lunghi anni, la sbornia di Cementone, quell’animale di Bibo, i chierichetti, le pieghe sulle strade, il 916 e le tantissime cazzate dette e fatte, le risate, il mio inglese del terrore. E in mezzo a questo la tragedia personale di Mats, grande elefantista svedese che non si arrende alla sua malattia e continua a percorrere chilometri.

Grazie Mats, mi hai insegnato molto, mi hai insegnato l’umiltà .

Mi è piaciuto conoscere gli australiani e Paul l’inglese, Andy dal Colorado e tutti loro. Ancora, che fatica che ho fatto alla sera a cena in mezzo agli australiani, a un americano, a Paul e sua moglie sudafricana, ognuno con un accento diverso…

Infine, un grazie grande così a Sandro Gradi per tutto quello che ha fatto, a Cem per lo sbattimento per le maglie, a FRK per gli elefantini, davvero bellissimi, e a tutti voi per aver partecipato.

L’anno prossimo si va in Inghilterra, in Cornovaglia vicino a Stonehenge.

Gradi, Niccolai, Rizzati, Spanti, Stradaioli, Tori