le FOTOle nostre foto e i nostri racconti

I resoconti dei nostri incontri e i nostri raduni corredati dalle relative foto. Un modo per condividere le nostre emozioni.

Olanda 2006

Fotografie del raduno di Heerlen

Io non sono credente, però so che gli angeli custodi (dallo Zingarelli: Angel-o, angiol-o, agnol-o, m *angelus, aggeloz, messaggero, creatura celeste puramente spirituale ed intellettuale; custode, dato da Dio a ciascuna anima) esistono ed hanno forma diversa da quella perpetuata nell’iconografia tradizionale. Non hanno ali né boccoli biondi ma portano un casco, tute antiacqua, cavalcano una strana creatura metà macchina metà pachiderma, dal grosso serbatoio, che emette un lungo ed incessante barrito. E quando questo animalesco verso, per una ragione o per l’altra, sul tuo elefante, cessa, sono lì pronti ad aiutare e a cercare di rianimare la bestia, dandosi da fare come operose api ascoltando, tagliando fili, cercando rimedi o anche solo per dare compagnia e conforto.

Anche quest’anno si è ripetuto il miracolo degli angeli-elefanti, stavo viaggiando tra Füssen ed Ulm quando la mia moto si è ammutolita di colpo, niente motore, niente luci, niente vita, ma, nel minuto tra la sorpresa e la disperazione, loro erano lì, pronti ed efficienti, sicuri e hanno guarito la meccanica o, meglio, l’impianto elettrico e l’anima del pilota, già pronto al hara-kiri (o seppukku che dir si voglia). è questo che è il viaggiare in gruppo, si diventa parte di una stessa anima, pronti ad aiutarsi anche solo per fare in due o tre quello che si potrebbe fare da soli, anche se non è indispensabile, perché il non essere soli è bello.

È bello aiutarsi nel sorpasso, nel fare benzina, nel trovare la giusta rotta o per ritrovarsi quando la si è smarrita.

È bello essere lì quando la noia del viaggio è condivisa, quando ci si ferma perché si hanno degli inconsueti colpi di sonno, quando si perde la carovana per una pisciata.

Chi non l’ha vissuto non lo può capire (e anche qualcuno che c’era non lo capisce) ma la magia del raduno è tutta lì, non nella comodità del campeggio, nella bontà del cibo, nella bellezza o meno del giro di rito, ma nella corsa tutti insieme, nelle "facce da culo" dei vecchi amici, nei motori che cantano e a volte tossichiano, nel VIAGGIO.

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Non è mai facile scrivere un report di un raduno, spesso si cade nella retorica o nel mero elenco di chi c'era o non c'era. Ciò che mi piacerebbe scrivere sarebbero i pochi pensieri necessari per ancorare le emozioni provate sulla carta e per poter rileggerle, e riviverle, ogni volta. Non ne sono capace, purtroppo, ma vorrei ugualmente provarci.

Non partecipo più a molti raduni. Con l'età, prediligo più il muovermi da solo o in pochi piuttosto che in gruppo privilegiando il panorama, il silenzio, gli odori e i colori dei posti che percorro invece di cercare la piega e l'emozione della velocità come facevo una volta. Anche questa volta, prima di partire mi sono chiesto che cosa avrei visto, che cosa avrei notato di più nella gente e nei posti che avrei attraversato, se era tutto come mi aspettavo ma poi, una volta partito, tutti questi pensieri sono stati sostituiti dalle facce e dalle persone e non di rado guardavo la bella e variopinta carovana che si snodava lungo i saliscendi delle autostrade austriache e tedesche facendomi sentire contento di essere lì, con tutti voi, a vivere le emozioni della strada, dell'imprevisto che arriva e che viene risolto, del gruppo che rimane unito a darti manforte quando le cose non vanno proprio per il verso giusto, sempre (o quasi) con il sorriso sulla faccia. Facce da elefanti, partite sbarbate di fresco e poi annerite dalla barba dei giorni che passano e dei kilometri trascorsi.

Mi piace osservare come ognuno si organizza, come dispone il bagaglio e come ama viaggiare, cosa si mette addosso e spesso noto quella civetteria tutta italiana di avere un qualcosa di diverso dagli altri. Facce da elefanti, facce da italiani.

Quando sei in viaggio, se non c'è niente che attira la tua attenzione nelle ore e ore trascorse alla guida c'è solo il rombo del motore e il fruscio dell'aria sul casco a farti compagnia, insieme ai tuoi pensieri, così ti trovi a fare le congetture più assurde, a pensare alle cose più strampalate ma va bene così, perché la tua mente galoppa nella fantasia e scappa dalle monotonie e dalle preoccupazioni di ogni giorno. Così penso che è bello essere italiani ed è ancora più bello esserlo quando sei all'estero ed è curioso come sei visto e trattato dagli altri a cui noi italiani piacciamo da morire ma di cui, allo stesso tempo, non si fidano affatto. E anche noi stessi ci sentiamo più fieri ed orgogliosi, più italiani e meno italiani allo stesso tempo. Viene spontaneo allora innalzare una bandiera della Marina militare e portarla con fierezza.

Strana gente, gli italiani, indisciplinati e incapaci di osservare le minime regole di convivenza. Oddio, per la verità a noi piacciono le regole e le leggi e infatti ne siamo pieni, ma ci piace di più che le osservino gli altri, per noi corsia preferenziale in ogni occasione. Così vedi una fila disordinata e scomposta, irrequieta e imprevedibile e capita che due o tre di noi stiano vicinissimi ma anche che altri stiano lontani 2-300 metri gli uni dagli altri, una fila lunghissima che inevitabilmente si rompe: succede che alcuni si perdano, ciccando l'uscita autostradale, tirando dritto a un bivio o fermandosi. Io, che ero spesso l'ultimo della fila, sono sempre stato in "quelli che si sono persi" cambiando volta per volta i miei compagni di sventura. Non so, sarà che vedo il bicchiere quasi sempre mezzo pieno invece che mezzo vuoto però negli imprevisti e nei contrattempi apprezzo i lati positivi che saltano fuori, come conoscere meglio coloro che sono con te e instaurare un rapporto privilegiato con ciascuno di loro, un filo diretto e speciale che crea un qualcosa di particolare, aiutato in questo dal cameratismo che si crea nella situazione di emergenza.

Strana gente, gli italiani. Dopo il fattaccio tutti a darsi da fare per ricongiungersi, telefonate, messaggi, uno spreco notevole di tempo ed energie facilmente evitabile con poca fatica ma è inutile recriminare, siamo fatti così "siamo qua", "ci vediamo in questo posto", "chiediamo a questo e quello" e il classico nostro aspetto: rompere le palle al primo che passa perché ci aiuti. L'abbiamo fatto in ogni occasione possibile, in giro per Innsbruck, alla pompa di benzina quando Cem ha forato (grande inglese di Cem: "Sorry…ho forato 'na gomma…", impagabile la faccia che ha fatto il tedesco), quando ci siamo persi per Aachen…

Il raduno è stato come mi aspettavo, nel bene e nel male. Nel bene, perché il tempo è stato splendido, la compagnia ottima e rivedere tutti voi e tanti elefanti inglesi, francesi, sloveni, tedeschi è sempre un piacere; nel male perché ancora non capisco come mai un raduno con base in Olanda e organizzato da olandesi si svolga tutto in Germania. Dell'Olanda non abbiamo visto praticamente nulla.

Taglio tutto il resto ma un'ultima cosa vorrei dirla: l'emozione della vista delle Alpi lungo la via Claudia-Augusta al ritorno, quando siamo usciti dalle autostrade in Germania e siamo arrivati fino a Innsbruck, in Austria.

C'era il sole e il cielo limpidissimo (all'andata invece pioggia incessante e freddo), siamo passati in innumerevoli valli coronate da montagne altissime, spoglie ma solenni e il cielo azzurro che le si stagliava dietro le rendeva ancora più brillanti. Per chi non c'era, avreste dovuto vederle!

Erano così immense che riempivano tutto lo sguardo e come per riflesso ti veniva da inspirare a pieni polmoni quell'aria così pulita, come per riempirsi di quell'immensità tu stesso e farne parte ancora di più. Non era caldo ma si stava bene, una leggera brezza rifrescava l'aria pulita dalla pioggia del giorno prima, i campi ben tenuti erano verdi, i paesini deliziosi e qua e là su alcuni cocuzzoli svettava un campanile a punta, come si usa da quelle parti. E pulizia e fiori dappertutto. Avrei voluto fermarmi chissà quante volte a fare fotografie ma quando si è in gruppo è così, poche storie e fare della strada, ottima scusa per ripassarci quanto prima.

Ecco, mi fermo qui. A chi è arrivato fino in fondo faccio i miei complimenti per il coraggio e la costanza nel seguie le mie farneticazioni.

A chi non c'era rivolgo l'esortazione di vincere ogni indugio e di fare quella grande pazzia che si chiama: il raduno degli Elefanti.

Niccolai, Tori