le FOTOle nostre foto e i nostri racconti

I resoconti dei nostri incontri e i nostri raduni corredati dalle relative foto. Un modo per condividere le nostre emozioni.

Austria 2007

Fotografie del raduno di Afritz am See

Ogni volta è sempre un po’ difficile iniziare un report. Poi si prende il via e si rivivono quelle emozioni provate durante i viaggi quando, nelle lunghe ore alla guida, ne penserò a decine nella mia mente che poi puntualmente dimentico una volta fermo.

I preparativi.

La sera prima le previsioni del tempo sono la trasmissione più gettonata. Niente di buono, purtroppo. La pioggia, una delle compagne di viaggio più indesiderate dai motociclisti preannuncia il suo arrivo. Ma si sa, a volte sbagliano, a volte le previsioni non ci prendono. I preparativi seguono un rito compiuto decine di volte. La memoria ripesca l’elenco delle cose da portare e una per una le si prepara e poi le si imbusta. Carico la moto, valigie laterali, baulone, borsa da serbatoio, tenda al posto del passeggero…come peso saremo sui 400 chili, me compreso. Boh, forse ho esagerato. Però la moto così fa molto "traveller", un discreto colpo d’occhio. Arriva Alex Gradi, due spaghi al volo e poi a nanna.

Il puntello.

La mattina del venerdì ci saluta con un bel sole, rapida vestizione e via, al puntello con gli altri. Strano, siamo puntuali. E con pochi minuti di ritardo arrivano i toscani, incredibile! Non gli faccio nemmeno togliere il casco, poveroni, via per la 325 al puntello seguente, direzione Casalecchio, dove arriviamo con neanche un quarto d’ora di ritardo e i bolognesi ci sono già.

Bibo brontola…

Lascio tutti alla colazione, paglia, benza e similari e mi dirigo verso casa, a vedere la mia bimba come sta. Li lascio ma li ritroverò molto presto…

Pensieri di viaggio.

È straordinaria la quantità di pensieri che si fa quando si viaggia, un filo continuo di cose apparentemente slegate fra loro, interrotte soltanto dalle soste e dalle "ciaccole" con gli altri per poi riprendere come d’incanto appena il viaggio ricomincia. Non starò a parlare di tutto ma solo di una cosa particolare: le case. Avete mai fatto caso a quante case abbandonate ci sono ai margini delle strade? A decine; e mano a mano che si attraversano regione e contrade queste cambiano d’aspetto e forma ma tutte mantengono quell’aria malinconica e spettrale dell’abbandono. Ricordo bene quante ce n’erano su per la statale del Tarvisio, case molto grandi e belle, vuote e cadenti. Friuli, terra d’emigrazione, fino a pochi decenni fa. Da lì se ne andarono in molti e mollarono tutto, lasciarono la propria casa e via, in cerca di fortuna. Eppure qualcuno la costruì e fece fatica, spese denaro, la abitò e ci dedicò la vita, almeno in parte. Chissà che penserebbe se la vedesse adesso…una parafrasi della vita, ci diamo tanto da fare per qualcosa e poi, finiti noi, tutto si disfa. Viene da pensare che è meglio vivere alla giornata, del resto "chi vuol esser lieto sia, del doman non v’è certezza". Pensieri malinconici, un sospiro e vanno via, d’altronde stiamo andando in vacanza.

Il confine.

Mak ci guida verso il confine. Che bello non preoccuparsi della strada, posso guardarmi intorno; ma prima ci fa fare una piccola deviazione in Slovenia perché "la benzina costa meno" con quel marcato accento veneto cantilenante. Sorrido dentro il casco. Smetto di sorridere quando arriviamo al confine fra Slovenia e Austria. Due di noi non hanno preso i documenti d’identità e la guardia austriaca li trattiene, se vuole può rimandarli indietro. Ci fermiamo e aspettiamo, qualche moccolo, qualche proposta di alternativa ma ecco che li vediamo arrivare per fortuna!

Bibo brontola…

Lo scout e la scopa.

Ogni gruppo che si rispetti ha il suo scout e noi abbiamo il Prode. Metterlo davanti è una certezza, senza GPS o altre diavolerie ci guida sempre verso la méta. Zambo fa la scopa. Di solito tocca a me stare dietro e cercare di tenere il gruppo unito ma stavolta il mio bestione zoppica e allora non è prudente che io resti dietro, se mi fermo mi pèrdono. Ma tutto fila liscio.

Il campeggio.

È ormai pomeriggio inoltrato quando arriviamo al campeggio. È carino, il posto è incantevole sulle rive di un lago circondata da monti, proprio come ci si aspetta che sia la Carinzia. L’accoglienza è delle migliori, un po’ di cibo, acqua fresca e grappa per tutti. Ma il cielo non promette niente di nuovo, meglio sbrigarsi a montare le tende. Ci accampiamo vicino alla riva, saltano fuori le bandiere italiane e una viene issata sul lampione. Detto fatto, comincia a piovere.

La cena e l’ospite.

Gulasch per tutti.

Bibo brontola.

Però questo è molto migliore di quello sloveno, è caldo e saporito, io ne mangio tre ciotole ma altri non gradiscono. Spuntano cotolette e similari e intanto continua a piovere. L’ospite è Edi Orioli, vecchia gloria della Parigi-Dakar quattro vinte di cui due su Elefant. Lo osservo, è piccolo, lo sguardo attento e furbo, misurato nelle parole e attento nei gesti, insomma riservato. Sta lì, chiacchiera, fa autografi, si guarda in giro e poi fa un gran discorso che noi non sentiamo quindi se ne va.

Le tende.

La notte del venerdì prosegue fra chiacchiere (tante), goulasch e acqua, tanta acqua. Come detto, continuano gli arrivi alla spicciolata sotto la pioggia battente, WalterWm, il Conte Wally e Marco Pistun Bumbà. I loro racconti sono normali per le persone normali ma terribili per un motociclista che sa cosa vuol dire viaggiare sotto l'acqua, di notte, in un paese straniero senza sapere bene dove andare ma sapendo bene i rischi che sta correndo. Bravi, ragazzi, bravi, vi siete meritati il nostro applauso. Alcuni di noi hanno la disavventura di vedere la propria tenda allagata, come Violino (tanto) e Bibo (poco). La faccia e le espressioni di Violino sono mitiche, con la roba che galleggia all'interno. Bibo ha preso una tenda un po’ più grande, ora sta solo piegato in due, in Slovenia ci stava piegato in tre. È già qualcosa. Purtroppo non è abbastanza per la sua schiena che il giorno dopo dà forfait e lo blocca per tutto il giorno.

La mia tenda, al battesimo dell'acqua, resiste egregiamente.

Il mattino.

Piove buona parte della notte, è bello sentire il ticchettío dell'acqua sulla tenda e stare dentro all'asciutto, chiusi dentro il sacco a pelo al caldo. Siamo tutti molto stanchi, io mi addormento subito. Mi sveglio che il sole è già alto, esco dalla tenda e…meraviglia, vedo un panorama stupendo. Il cielo è limpido e l'aria pulitissima, il lago rispecchia ancora di più ciò che gli sta intorno. È bellissimo. Rimango un poco in silenzio ad ammirare tanta bellezza e poi mi volgo verso le tende, il campeggio si rianima, alcuni sono già svegli, altri russano ancora. È una bella gara fra il Prode, Ferro e Bibo, non saprei proprio dire chi ronfa di più in mancanza di Titus. Benedetti tappi, mi hanno salvato ancora una volta.

Mi avvicino a qualcuno e provo a dirgli qualcosa e scopro di essere completamente afono, non ho più voce. Non mi era mai successo e, cosa più terribile, mi tocca stare zitto…. ;)

La riparazione.

Dopo colazione si fanno i programmi della giornata. “Facciamo quel giro”, “no facciamo l'altro” ma mi si sta riservando una sorpresa poco gradita. È dalla partenza che la mia moto, all'accensione, parte a un cilindro e va ad uno per una mezz'ora prima che anche l'altro cilindro si decida a fare il suo dovere. Chiamo Alex e gli chiedo un consiglio e poi, con lui, cominciamo a verificare le candele, che sono ok. Quindi smonto la pipetta e provo…nessuna scintilla. Brutto segno.

Cominciamo con i controlli di rito, via il serbatoio e controllo bobine, ok anche quelle. Uhm… Arriva un tipo di Forlì, quello che ha fatto l'Elefant-999 premiato la sera prima e che ha fatto colpo persino su Orioli.

Max_PC tira fuori un provvidenziale tester e via, misurazioni alla mano si provano le centraline, ok, e si risale per l'impianto fino alla diagnosi: bruciato un pick-up (o captatore -contento Violino?-). Che guaio.

Ho pensato di tornare a casa piano piano e pazienza, il mio raduno era finito lì. Invece Manaus mi guarda e mi chiede se ho due pick-up con me e mentre lo guardo con l'aria di chi dice: “ma secondo te, chi si porta dietro dei pick-up?” Marco Pistun Bumbà salta su e dice che li ha lui, un austriaco ha la pasta per richiudere il motore e allora…che aspettiamo?

Si ribalta la moto su un fianco e si smonta il carter di sinistra. Le mani esperte di Manaus sanno cosa fare, io e Marco aiutiamo circondati da tanti dei nostri e tanti curiosi. Sembrano i pensionati che guardano i lavori, i commenti si sprecano, le battute anche… ;)))) spesso rido anche io, Manaus è invece sempre concentratissimo mentre le sue mani continuano a correre sicure su cavi e fili, chiavi e bulloni. Finisce il lavoro grosso e poi lascia a noi “ragazzi” le rifiniture, come fanno i chirurghi con gli apprendisti.

In un'ora e quaranta l'Incrociatore ruggisce di nuovo! :) Un miracolo che non credevo possibile. E invece sì, grazie a voi ragazzi.

Il giro.

Ormai è quasi mezzogiorno, una lavata veloce e poi si parte per un giro battezzato “a naso” e che invece si rivelerà una scelta azzeccata. Il cielo si sta rannuvolando e non conviene allontanarsi più di tanto. Il Prode fa il solito battistrada, ci inerpichiamo per una salita molto sfiziosa, belle curve in ripetizione, strada decente per piegare e allora giù pieghe. Noto con piacere che l'andatura non è estrema ma è veloce e tutti gli Elefanti tengono il passo senza problemi. Per strada ci fumiamo un paio di jappe e una tedesca.

Si freme per correre ma non è ancora il momento. Ci si ferma in una specie di cottage, una GastHof per strada, mangiamo all'aperto, si beve e si ciaccola fino a che la pioggia tanto attesa arriva. Piove un'oretta e poi smette, saliamo sulle moto e via per un altro giro prima di rientrare.

La corsa.

Come detto, si freme per correre ma nessuno ha il coraggio di cominciare. Ci inoltriamo per una strada bellissima, quella che sale al Turracher Höhe, davanti sempre il Prode a fare l'andatura che mano mano aumenta…vedo che molti cominciano ad assumere le posizioni “da combattimento” e anch'io mi trovo a stare avanzato sulla sella. Curve su curve e l'andatura aumenta ancora…“bella questa strada”…“fantastica 'sta curva”…“minkia che piega”…e si va sempre più forte…qualcuno comincia a perdere il passo; io per fortuna abito in un posto dove la strada è simile e mi trovo a mio agio fra quelle curve, il lavoro fatto da Manaus è egregio e la moto risponde bene…comincio con i sorpassi, larghi per non dare fastidio e creare pericoli, mi passa Max Gilera (Max “Galera”, da come andava!) che sembra un folle e pensare che sono in due sulla sua moto, lo vedo sfidare una notevole quantità di leggi fisiche ma stare in piedi ugualmente e sparire davanti a tutti in poche curve. Mi spavento mentre passo il Cammello di Sergio che mi ruggisce a fianco con un rombo che quasi mi ribalta, non ho più manetta da dare e l'Incrociatore si conferma la moto più lenta del gruppo. Meglio così.

Arriviamo in cima alla salita e troviamo un delizioso laghetto, uno dei tanti. Siamo tutti eccitati dalla sfuriata che abbiamo fatto, Violino è epico nei sui commenti (che per amore di bon ton non riporto) ;) io scherzo con la figlia di James (“Gasssssssss!!!”) e tutti ridono e scherzano. Che bello vederli così.

Incrocio gli occhi sinceri di Ferro, mi dice che anche lui non aveva più manetta. Penso che forse era un problema dei nostri carburatori e dell'altitudine.

La foto.

Proviamo a fare una foto tutti in fila e inquadrati. Ma siamo italiani in tutto e per tutto, è praticamente impossibile senza impiegarci una quantità notevole di tempo e tentativi, banda di anarchici che non siamo altro.

Il rientro.

Si rientra, stavolta al piccolo passo perchè ci siamo sfogati abbastanza. Ormai si sta facendo buio, al campeggio ci aspettano gli altri.

Gli arrivi del sabato.

Arriviamo al campeggio e troviamo la lieta sorpresa di vedere altri di noi che sono arrivati nel frattempo. Vanni e i suoi amici, poi arriva anche Cesare, ancora abbracci e sorrisi e tante ciaccole, si sente la gioia di essere lì e la cosa tutta maschile di far parte di un gruppo.

Il mercato.

C'è poi una parte di raduno che ogni anno propone cose nuove e diverse e spesso interessanti, insomma si sta sviluppando un mercatino di pezzi usati, nuovi e seminuovi che presta il fianco a prese per i fondelli strepitose :) Capito “prezzi Pazzi”??? ;))))

La cena del sabato.

Si va a cena, nel campeggio. Già rido pensando ai mugugni di quanti non gradiranno i cibi e la cucina sassone. Io mi adatto e mangio, non saranno i nostri piatti ma sono gustosi e buoni, forse un po' poca come quantità.

Come da copione vedo delle facce inorridite e vedo ordinare cotolette e bistecche… :DDD che spasso, è uno spettacolo che non vorrei perdermi mai. :)

E poi parliamo tanto con Matt lo svedese e proviamo a convincerlo a fare la pazzia, organizzare il raduno 2009 in Svezia! Roba da capelli dritti.

Alex Fischer.

A fine cena ci riuniamo tutti insieme, Elefanti di ogni lingua, per ricordare chi non c'è più. Alex ci ha lasciato, dopo una lunga lotta contro il cancro che non è riuscito a vincere. Mentre sullo schermo scorrono immagini di lui, la moglie e alcuni amici che raccolgono la sua eredità dicono tante cose, in tedesco, ma nessuno ce le traduce e non capiamo se non poche cose. Vorremmo tutti avvicinarci e dirle qualcosa ma poi quasi tutti desistiamo.

Di Alex ho scritto a suo tempo. Lo conoscevo dal 2002, in Germania a Steinenstadt, e l'avevo rivisto tante altre volte, parlando e bevendo insieme. Non aveva paure a lanciarsi in un italiano che era il clichè del tedesco che ci prova, amava il nostro paese. Farewell Alex, so long.

Si fa tardi.

Il “clan friulano” monopolizza buona parte della mia serata. Riesco a parlare, per quanto la voce me la permetta, un pò con tutti. Vedo anche gustosi siparietti che non posso riportare per salvaguardare la pace familiare dei protagonisti ;)))) La serata va per le lunghe, il tempo regge e non è neanche tanto freddo.

Alla fine cedo, sono l'ultimo ancora in giro e vado in tenda. Sono discretamente tondo di birra ma ancora lucido. Mi fermo a guardare il mio Elefante, mi faccio un piccolo orgoglioso rimprovero per quanto ho corso in giornata e poi dentro, al caldo del sacco a pelo. Sento ancora qualcuno che parla e ciaccola, dall'accento direi Massi…ma è sempre più lontano e confuso…

Notte.

E chi se la ricorda? Sono svenuto.

Domenica.

Ogni volta la stessa storia. Ci si sveglia e già sai che devi smontare tutto, caricare la moto e andartene. Eppure sei appena arrivato.

Quest'anno è volata e io non ne ho mica tanta voglia di ripartire, vorrei fare ancora un po' di vacanza, passare un po' di tempo con i ragazzi, chissà quando li rivedrò ancora. E invece appena sveglio vedo già qualcuno pronto a partire. I piacentini, sono sempre loro i più mattinieri. Se ne vanno due ore buone prima di noi.

Rientro.

Ancora scherzi, risate e parole. Poi i saluti. Tristi e malinconici, come sempre. Li saluto e abbraccio uno per uno e a tutti regalo una parola per strappare ancora un sorriso da portare con me.

Mak ci conduce verso casa a rigorosa velocità codice. Colpi di sonno a go-go ma non si può fare altro. Arriviamo presto in Italia e ci fermiamo appena oltre confine a salutare Max Galera, già che si siamo beviamo qualcosa e poi ripartiamo. Faremo diverse soste, per strada, perchè Alex Gradi ha problemi con la pompa frizione.

Casa.

Mano a mano che scendiamo verso sud il gruppo si assottiglia, molti prendono altre strade. Casa si avvicina e non ho più tanta fretta ma chi sta più lontano ruota la manetta, accelera e va via. Arrivo a casa nel tardo pomeriggio, scarico l'Incrociatore e lo metto in garage.

Mi fermo ancora pochi istanti a guardarlo, sporco e impiastricciato di moschini. Vecchio bestione, ancora una volta mi hai portato a casa.

Il prossimo anno.

Durante la cena del sabato il gruppo francese ha presentato il raduno del prossimo anno che si terrà vicino a Biarritz sull'Atlantico, sui Pirenei francesi, in giugno.

A parte la Manica non ho mai visto l'Atlantico né i Pirenei ma sulla carta si preannuncia un viaggio lungo e molto bello. Ci saranno tanti posti da visitare e tante curve da fare, mi sa che ci metteremo almeno tre-quattro giorni. Non vedo l'ora…

Considerazioni finali.

Che altro vi posso raccontare? Ogni anno il raduno è sempre diverso, le Elefant in circolazione diminuiscono di numero ma ai raduni sono sempre di più e di qualità molto elevata. Chi non amava questa moto se ne è già disfatto e chi la ama la cura e la fa “crescere”.

Vorrei spendere due parole parlando di coloro che magari acquistano altre moto ma che hanno sempre l'Elefant nel cuore. Non faccio nomi ma al bergamasco alto e grosso fischieranno le orecchie. Così come a Mery, che quest'anno ho visto irrimediabilmente accalappiato :DDD ed era pure ora! E parlare un po' delle compagne di viaggio, le “zavorre” come qualcuno le chiama. Sono eccezionali, non si lamentano e sopportano tutte le nostre ciaccole (che per loro devono essere noiosissime) e ore interminabili di viaggio sulla parte meno nobile della sella. Io non ce la farei mai ma loro sono di un'altra pasta.

Vi voglio bene ragazzi. A presto.

Riccardo "Kiwi" Tori