le FOTOle nostre foto e i nostri racconti

I resoconti dei nostri incontri e i nostri raduni corredati dalle relative foto. Un modo per condividere le nostre emozioni.

Francia 2008

Fotografie del raduno di Bidart

NON sarò breve!

Premessa: un ringraziamento particolare a Daniela, la mia donna, che continua a sopportarmi nonostante tutto. Un grande abbraccio a Beppe Ricci, senza il quale non avrei mai raggiunto il raduno e a Mario Roby Pazzi, per il motorblack e l’aiuto datomi nella riparazione.

Un grande abbraccio circolare a tutti, ma proprio tutti quelli che mi hanno aiutato, sostenuto, aspettato e consigliato prima, durante e dopo quest’avventura …

Primo giorno: L’avventura ha inizio

James partirà la sera, non ho voglia di fare il viaggio da solo, perciò anche se per me vuol dire allungare di parecchio la strada, decido di unirmi al picchetto bolognese. Appuntamento alle 9, alle 7.30 esco di casa con moto carica di borse, tenda, vestiti, sacco a pelo e morosa. Su per la Porrettana (per chi non la conosce è la strada che porta da Pistoia a Ferrara, passando per Bologna) il traffico è il solito infrasettimanale, nulla di preoccupante, soltanto qualche camion a rallentarmi ma non troppo, arrivo nel punto prestabilito in perfetto orario e trovo ad attendermi il buon Ferro…gli altri (Kiwi e Siccobi) sono in leggero ritardo, niente di che…

Ci siamo tutti, si parte! Imbocchiamo l’autostrada e ci incamminiamo verso il confine, la noia del viaggio è fortunatamente spezzata dalle soste benzina/paglia/acqua/riposonatiche, ma soprattutto dalle chiacchiere in compagnia, fra il serio e il faceto il tempo sosta vola. Arriviamo al picchetto stabilito col GVM, ma non li troviamo causa ritardo partenza per problemi da risolvere ai loro mezzi…poco male, ci ritroveremo il giorno dopo. Il primo posto stabilito per dormire è Brignoles, ma è sempre presto per fermarsi, che facciamo? Le gole del Verdun sono vicine quasi quasi… massì, andiamo! Lasciamo l’autostrada francese (carissima) e ci inoltriamo nell’entroterra guidati dal Prode Scout, primo paese, secondo, e inizia una strada in salita verso i monti, la temperatura inizia ad essere ottimale per le moto e per noi, visto che lungo costa si sudava viaggiando col vento in faccia, gradisco molto la cosa, e mi piace anche la strada: asfalto in ottime condizioni e poche curve cieche. Una vera goduria! Un paio di soste foto, una bella panoramica su ciò che ci siamo lasciati alle spalle e una sulle splendide gole del Verdun…uno spettacolo mozzafiato, sembra il gran Canyon, ma più verde e con l’acqua in fondo. Per risolvere il problema benzina allungheremo la strada di qualche km, ma ciò ci permette di goderci appieno il lago di Saint Croix dall’alto…che posti!

Arriviamo a Brignoles giusto in tempo per entrare nell’F1 locale e cenare (miseramente) al McDonald lì vicino, beh, non c’è altro, facciamoselo andare bene. Il dopo cena scorre tranquillo in compagnia fuori del locale fra racconti di aneddoti, avventure passate, battute e risate…insomma i soliti "bischeracci" italiani che tirano a far tardi per godersi qualche giorno di ferie. Letto, riposo.

Secondo giorno: La tragedia

Giorno, siamo svegli, tutti a fare la nostra prima colazione francese che lascia un po’ a desiderare, ma almeno è abbondante. Siamo pronti, le moto cariche e tutti in sella…fuoco alle polveri! Attraversiamo Brignoles e ci dirigiamo su strada normale in direzione Carcassonne. Avremo fatto circa una ventina di chilometri quando avviene il fattaccio, mentre sorpasso un furgone la moto tossisce e si spenge. Merda! Provo a scalare, ma non c’è niente da fare, rientro dal sorpasso e mentre accosto suono per far fermare gli altri. Che sarà successo? Iniziano i tentativi di rito: fusibili, controlla che ci sia corrente, ecc. Sembra tutto a posto, allora proviamo a spinta ma anche in sesta la ruota rimane inchiodata. Merda! Ho l’albero bloccato e non capisco il motivo. Mentre facciamo le nostre prove da provetti meccanici, Daniela pensa bene di fermare qualcuno, dopo qualche tentativo si ferma un motard francese, gli facciamo capire il problema e ci dice di aspettare. Torna dopo una ventina di minuti in automobile, con i cavi per la batteria e visto che siamo in una piana al sole cocente, con acqua fresca per tutti. Che roba, questa si che si può chiamare solidarietà fra motociclisti! Anche con i cavi non risolviamo, allora il tipo si prodiga per trovare un meccanico, che dice sarà disponibile dopo un paio d’ore. Aspettiamo, mentre io cerco di farmi passare l’incazzatura smontando mentalmente tutto ciò che conosco di questo motore, Kiwi trova lì vicino la stele di Caio Mario, per un appassionato di storia romana come lui una manna, per me un semplice sasso. Mentre il tempo passa, il buon Ferro ha un lampo di genio "Ma Ricci non veniva su col furgone? Magari è vicino, proviamo a chiamarlo", (grande Cimbro!) infatti è a pochi chilometri da noi, ci raggiunge mentre arriva il GVM con James guidati dalle indicazioni che gli avevamo dato per trovarci. Ok, il danno sembra grave, inutile starsene sotto il sole delle 14, conviene caricarla sul furgone ed andarsene. Ci facciamo posto spostando il Ciclope (bella realizzazione dakar), gli attrezzi, i bagagli, ecc…

Si riparte, invidio quelli che sono in moto guardandoli tristemente dalla cabina del furgone giallo (e ben climatizzato) insieme a Daniela e Beppe alla guida. Ci dirigiamo in direzione autostrada verso Carcassonne come da programma stabilito con gli altri, strada noiosa, ma resa piacevole dalle chiacchiere in compagnia. Arriviamo a destinazione dopo una sosta, prendiamo subito possesso dei nostri alloggi nel Formule1 locale e prenotiamo per gli altri, vista l’affluenza di gente è consigliabile. Arrivano tutti, ci si lava e siamo pronti per andare a mangiare nell’unico locale vicino aperto a quell’ora, il Buffalo Grill, dove si mangia carne & co in stile americano…sarà soltanto il primo di una lunga serie di libagioni in tale catena di ristoranti.

A letto presto stasera, non ci perdiamo troppo a veglia davanti l’albergo. La stanchezza si fa sentire e domani avremo ancora parecchi chilometri da fare.

Terzo giorno: in viaggio con Beppe fino al raduno

Eh, sì…il mio viaggio prosegue in furgone, ma vediamone il lato positivo: aria condizionata. Beh, devo pur trovare qualcosa di buono nella sfiga! Ma oltre a questo avremo modo di conoscerci tutti meglio, devo dire che Beppe non rimane mai a corto di argomenti, un ottimo oratore. Siamo a metà giornata, la fame comincia a farsi sentire e decidiamo di uscire dall’autostrada attirati da un cartello pubblicitario di un paese, tutti d’accordo, andiamo!

Il paese in questione si presenta bene mentre saliamo, un antico borgo sopra un rilievo che fa ben sperare, parcheggi attrezzati per i turisti e un paio di posticini per mangiare. Ne approfittiamo per fare un giro in piazza, vista della chiesa (da fuori) e via con le gambe sotto il tavolo, menù a prezzo fisso, niente di particolare ma accettabile.

Di nuovo in strada, riprendiamo la via di grande comunicazione e ci mettiamo in direzione Bidart, non dovrebbero mancare ancora tanti chilometri. Ennesimo camion da sorpassare, una macchina che va un po’ a zigzag, occhio all’autovelox…e quello laggiù chi è? Moto enduro, la targa da lontano sembra italiana e guarda com’è carico! Avvicinandoci si vede meglio, si direi proprio che è un’Elefant, targata PZ…chi vuoi che sia se non il dottore? Lo affianchiamo in sorpasso e ci gesticola qualcosa, fermiamoci in Autogrill che è meglio…Beppe spenge il furgone e appena Buccino si toglie il casco ci accoglie con un bel "Ecchecazzo", tanto per non smentirsi. Saluti, caffettino, sigaretta e andiamo che ormai ci siamo!

Arrivati al raduno, convenevoli con i locali e iscrizioni per tutti, mentre sono al casottino esce Walter (lo sfizzero) e Walter (il milanese) che ci dicono dove hanno le tende, ci aggreghiamo e alla fine occuperemo 5 piazzole…monta la tenda, scarica la moto dal furgone e appoggiala ad un albero, tanto non funziona (sigh), le solite cose… Arrivano altri già sistemati; il Pazzi con gli altri ragazzi, ma loro dormiranno in albergo. Nel tardo pomeriggio arrivano anche i "traghettati" ovvero Kika (anzi, Dottor Chicarella), Faccina al secolo Massi e il nuovo arrivato Ottorino, che come prima presentazione l’ha fatta in grande stile venendo fino qua. In tarda serata arriveranno anche gli altri che erano partiti con me, raccontano di essersi fermati a Lourdes (per la gioia di Piero) e altra tappa per pranzo.

Tutti a cena e dopo serata fra amici, giusto per farci riconoscere che siamo italiani la sicurezza ci ha richiamati all’ordine, c’è gente che vuol dormire sarebbe meglio non fare casino!

Quarto giorno: la rinascita

Ci alziamo abbastanza tardi, tutti a far colazione a base di..boh, c’era veramente di tutto da mangiare allora approfittiamone! Ritorno alla tenda e guardo la moto, Roby arriva e dice di avere la pasta per chiudere il blocco e allora perché non mettersi all’opera? Mal che vada la richiudiamo così com’è! Stendiamo la poveretta sul prato e iniziamo le danze, peccato che l’ombra duri poco e ci ritroviamo a lavorare sotto il sole quasi subito…inizio a sbullonare tutto il coperchio sinistro, poi con l’aiuto di pinze e martello lo leviamo. Referto: rotore dell’alternatore spezzato in due, merd…e ora? La fortuna mi si presenta parlando in francese, un elefantista autoctono ce l’ha e va a prenderlo a casa mentre ripulisco il tutto, torna strabiliando tutti portando insieme al pezzo nuovo anche la chiave apposita per bloccarlo..un mito! Il team si rimette in moto coadiuvato dal primario Roberto Pazzi per il trapianto, richiudiamo il tutto, la rimettiamo in piedi, accendo il quadro e…(attimo di suspence)…bruuumm! Troppo contento, siamo finalmente pronti per farsi un bel giretto della zona, non prima di aver fatto un lauto pasto all’ennesimo Buffalo Grill nelle vicinanze. Partiamo il pomeriggio io, Daniela e Massi in direzione San Sebastian (o Donostia in basco) dove facciamo i turisti per un paio d’ore ammirando il centro e alcuni personaggi locali dopodichè ritorno al raduno. È sabato, stasera c’è la serata principale del raduno non possiamo perdercela!

La serata scorre anche troppo tranquilla, i francesi hanno portato in mostra il 650 Ligier pronto Dakar ritrovata per caso in un fienile e risistemata a dovere…un pezzo di storia Cagivista! Viene annunciato il prossimo raduno…Lisbona, sarà una bella sfida! Le chiacchere vanno avanti sino a tarda ora in parecchie lingue, tant’è che andiamo a letto mentalmente distrutti dalle continue traduzioni simultanee delle nostre cervici.

Quinto giorno: si riparte

Ebbene, i giochi sono belli quando durano poco, il raduno si è concluso e ci apprestiamo a ripartire e goderci quella che forse è la parte più bella…il viaggio. Salutiamo tutti e ci avviamo verso la Spagna per accompagnare fino a Pamplona i "traghettati", ovviamente l’avventura continua e lo fa sotto forma di gara ciclistica che ci inchioda su una rotonda per una mezz’ora abbondante a pazzeggiare sul prato. Vabbè, tanto siamo in ferie ce la possiamo anche prendere comoda.

Strada facendo passiamo dentro a scenari bellissimi (il viaggio in moto è fondamentalmente questo, fare parte del paesaggio e non ammirarlo da spettatori attraverso i finestrini di un’auto simili a televisori) paesi e castelli stupendi che difficilmente avremo occasione di rivedere.

Salutiamo e abbandoniamo gli altri a Pamplona per ritornare in Francia, non prima di un buon pranzo sul confine lungo la strada che ci porterà a Roncisvalle, luogo di una storica battaglia spiegataci dal buon Riccardo che conosce anche questo evento (e ci credo che ha sbancato il Milionario). Superiamo il passo godendo per il fresco trovato lassù ed iniziamo a scendere a valle, si sta facendo tardi, meglio cercare un giaciglio per la notte sottoforma di albergo in quel di Tarbes, piccola cittadina che ci stupirà a cena…è la finale della Coppa Europa e i locali si lasciano andare a festeggiamenti!

Sesto giorno: ci avviciniamo all’Italia

È deciso, oggi visitiamo meglio Carcassonne visto che all’andata ci ha incuriosito già da lontano. In effetti meritava proprio una visita accurata, l’enorme castello sul colle è stupendo, facendo il giro turistico a bordo del trenino ci viene spiegata tutta la storia e le varie fasi costruttive e l’utilizzo di ciò che oggi è una forte attrazione turistica dotata pure al suo interno di vari ristoranti di cui approfittiamo per pranzare.

Ci siamo fatti una cultura, ora imbocchiamo l’autostrada sulla costa per avvicinarci il più possibile al confine viaggiando finché stanchezza e fame non ci fermeranno (detto così sembra quasi epico, ma è stata la cruda realtà) La sera ci vedrà ospiti dell’F1 di Brignoles, lo stesso della prima notte oltreconfine dove avremo qualche difficoltà con la cena, risolta mestamente con riso cantonese precotto scaldato nel microonde (la fame è fame).

Settimo giorno: casa

È veramente giunta l’ora di raggiungere casa, ma abbiamo ancora un giorno per stare insieme. I milanesi (Franco e Walter) ci salutano perché approfitteranno dell’occasione per attraversare le Gole del Verdun che noi abbiamo già visto, a noi non resta che incamminarci per l’Italia soffrendo il gran caldo della costa francese obbligandoci ad una lunga sosta il autogrill. Attraversato il confine e stabilito sulla mappa dove dovremo dividerci, usciamo dall’autostrada per concederci un ultimo pasto in compagnia…il primo VERO piatto di pasta al pesto da quasi una settimana. Siamo proprio italiani, non si può resistere a lungo senza le nostre tradizioni culinarie e il caffè che non sia una ciofeca da mezzo litro…

Il gruppo si scinde ulteriormente, Kiwi, il Prode e Ferro affronteranno la pianura Padana mentre io e Girmo proseguiamo sulla costa tirrenica, ma l’avventura finisce soltanto quando parcheggi la moto a casa e giri la chiave su off, infatti la moto di James ci offre spunto per prolungare un po’ il viaggio, un problemino elettrico che ci porterà ad uscire a Massa per raggiungere il negozio di Miky per un controllo fortunatamente rivelatosi roba da poco, permettendogli di raggiungere casa.

La storia finisce qua, chi c’era sa di cosa ho parlato finora e chi non c’era magari si sarà convinto che la prossima volta farà bene a venire. Un viaggio del genere affrontato con gente come voi si rivela un’avventura ogni volta unica…benedetto il giorno che v’ho incontrato!

Tomas Spadoni