le FOTOle nostre foto e i nostri racconti

I resoconti dei nostri incontri e i nostri raduni corredati dalle relative foto. Un modo per condividere le nostre emozioni.

Francia 2015

Fotografie del raduno in Val d'Ajol

Désolé Monsieur, désolé.

Questa è la frase che accompagnerà il mio viaggio di ritorno in furgone e lo sfottò da parte del resto della carovana. Ma facciamo un passo indietro.

Venerdì 26 giugno la giornata inizia molto presto: le cose da fare sono parecchie e i chilometri da macinare da Trento a Como per incontrare il resto del gruppo non sono pochi. Soprattutto se devi ancora fare i bagagli e l′appuntamento è per le 12:00.

A questo evento non si può mancare. Quest′anno il Raduno Internazionale Cagiva Elefant si svolge in Francia, a Val d′Ajol, nel dipartimento dei Vosgi, e ospite d′eccezione, che viaggia insieme a noi, è Alessandro “Ciro” De Petri. Molto probabilmente andremo a fare un giro in off road proprio con lui: l′organizzatore del raduno parlava chiaro “short tour off road”, quindi io e la mia belva ci iscriviamo.

Arrivo in orario a Como, il tempo di salutare vecchie e nuove conoscenze, e via tutti in carovana verso la Francia. 9 Elefant, seguite dalla macchina con Ciro e la sua compagna Noemi e dal furgone con due Elefant iper cattive: la Cagiva Marathon ufficiale Edy Orioli di Antonio Manellini e la Cagiva Elefant Lucky Rally di Daniele Bosisio.

I chilometri scorrono veloci sotto una cappa di calore africano. Viaggiamo sempre a medie molto basse, per godere del bellissimo tempo che ci accompagna. Le soste, tra una pausa caffè e qualche snack, si alternano nell′assoluta spensieratezza, all′ombra delle nostre Elefant. Riprendersi il gusto della propria vita a volte apre grandi spazi alla creatività. Mentre viaggi in moto pensi: una volta arrivati, riuscirò a fare il giro in off road con un mito di fama mondiale come Ciro De Petri? È un′occasione molto ghiotta, da non lasciarsi sfuggire. E inizi a sognare, attraversando posti incantevoli, incastonati tra le nuvole e distese di… ma tu sei lì…, tra le dune del deserto insieme a lui.

La Val D′Ajol ci aspetta e il conta chilometri parla chiaro: mancano meno di due ore alla destinazione. Ma quando la sfortuna vuole in questi frangenti ti riporta in fretta alla realtà: il motore all′improvviso perde compressione e dallo scarico parte un rumore orribile. Vengo sorpassato da quasi tutto il gruppo, accosto lentamente e mi accorgo subito che un prigioniero testa è saltato. Nel frattempo mi si avvicinano altri tre compagni elefantisti. Il danno è evidente, a circa 170 km dal camping e in mezzo alla strada! Il tempo di consultarsi con la compagnia della spinta, Alessandro Gradi, Massimiliano Ancillotti e Marco Ferrari, e si riparte con un rumore di ferraglia assordante e una media di 70/80 km orari. Anche Ciro in auto, spaventato dal rumore del mio pachiderma, ci scorta e fa da scopa fino al camping…proprio spirito dakariano nell′anima!

Saluti, abbracci e iscrizioni si susseguono al camping per il resto della giornata. Ma la moto è lì accanto alla mia tenda, silenziosa. I ragazzi mi propongono di seguirli nel tour turistico del giorno successivo come passeggero e io, ahimè, non posso che accettare e fare il turista fotografo.

Mark, l′organizzatore, cerca di darmi una mano e mi porta di prima mattina da un meccanico poco distante dal camping, per far controllare la moto. Ma la sentenza del nostro uomo è inequivocabile: “désolé Monsieur, désolé”. Niente da fare, anche con i prigionieri e la guarnizione di scorta non ha voluto metterci mano. Io e Marco Rizzati rimaniamo basiti da quel tentativo approssimativo, ma irrevocabile e con la coda tra gambe rientriamo con la moto al camping.

Ore 10:00, si scaldano gli animi. Siamo circa 150 elefanti, ognuno con la propria storia e nazionalità, ma solo 28 fortunati seguiranno il grande Ciro in off road per circa 60 km. L′impazienza aumenta e la temperatura non aiuta. In occasione del tour lo scozzese Gavin Robertson mette a disposizione un gioiello della sua collezione privata, una Cagiva proto numerata 91 “Ciro De Petri” ufficiale, e la affida alle mani del campione dakariano. Astenersi cuori fragili: il tuono della proto avviata dal piede di Ciro mette tutti in riga, gli scatti fotografici si susseguono a raffica e una folla fremente attende alla partenza che il campione dia inizio alle danze in off road. Arrivano anche Manellini con la sua Cagiva Marathon ufficiale Edy Orioli e l′amico Bosisio con la Lucky Rally, tutti rigorosamente tassellati. Gli sguardi d′intesa sono chiari, sono tutti pronti.

Finalmente si parte. Ciro ha un sorriso proporzionale alla sua felicità, dopo la guida che apre il gruppo è lui ad occupare la posizione numero 2. Seguono alcune Marathon e le moto più preparate. Dopo qualche chilometro di asfalto sono in off road, si arrampicano lungo il fianco della montagna che domina Val d′Ajol, per poi scollinare e scendere sul versante opposto. L′andatura è relativamente veloce, si attraversano boschi in cui il trip master registra + di 100 km/h, seguono single track fattibili, strade forestali e qualche trasferimento su asfalto. Guidare alle spalle di Ciro è come stare in un film. Il suo retrotreno spazzola tutto il sentiero ad ogni apertura del gas, qualcuno si ritrova coperto di fango, altri colpiti dalle pietre lanciate dalla sua “desert”, ma è il prezzo da pagare per seguirlo da vicino. Ai bivi principali si fa tappa per riaccorpare il gruppo che tende a sgranarsi. Mancano alcuni tedeschi alla conta, pare che qualcuno sia caduto a un passaggio su di un tronco trasversale. La guida torna sul sentiero e rimesso ordine si riparte. Ciro ad ogni stop adotta la tecnica dakariana: moto sul cavalletto, sale, l′avvia, scende, ritira il cavalletto e parte al volo da terra. Ci confessa poi che non mette mai i piedi a terra: “ tanto non ci arrivo”. Sorride e lancia la battuta. In pratica guida di gas e ginocchia, e affronta percorsi come quelli dakariani alzandosi continuamente, grazie ad una sella altissima che gli permette di farlo con uno sforzo contenuto. C′è tempo anche per uno spuntino in un ristorante con vista sulla valle. Ancora un′oretta e il giro sarà concluso. All′avvio vibra un′eccitazione maggiore: si sono scaldati un po′ tutti e si sta prendendo confidenza con gli sterrati nei boschi. In testa si comincia spingere un po′ di più, ma su un curvone parte un dritto. Una Lucky è a terra, con danni minori a freccia e fianchetto e nessun danno fisico. Ciro saggiamente scuote la testa disapprovando la scelta delle gomme, come a dire: certe cose si fanno solo in sicurezza.

Il rientro alla base è un trionfo di congratulazioni, foto e abbracci per tutti. La moto di Mr. Gavin è tornata sana dall′esperienza con il suo pilota e la serata continua con la celebrazione del nostro pachiderma in Municipio, accolti dal sindaco con tanto di invasione barbarica a tappeto delle nostre Cagiva Elefant disseminate su tutta la piazza.

Degno epilogo di due giorni indimenticabili è l′annuncio che ci raggiunge al camping durante la serata: l′Italia riceve in premio la targa di Alex Fischer, consegnato da Re Becca al nostro capo gruppo Riccardo Tori, per aver contribuito in 14 anni di attività del gruppo a tenere fede allo spirito elefantista e contribuire a portare ad un evento internazionale una figura come Alessandro “Ciro” De Petri assieme a Massimiliano Battaglia.

Felici salutiamo tutti e ci congediamo, ognuno con le proprie emozioni. Quelle a due ruote, che il nostro pachiderma sa regalarci, anche quando qualcuno ti dice “désolé Monsieur, désolé”.

Il Raduno! (commento semiserio al radunone francese) Si sa, con il passare degli anni la sensibilità aumenta e ci si commuove più facilmente.

È quanto mi è accaduto al raduno, dal quale mancavo da quattro anni durante i quali ho sovente pensato che non avrei mai più avuto modo di partecipare. Mi sono spesso trovato sopraffatto dalle emozioni, il viaggio, la moto nuova, i vecchi amici di sempre, le facce nuove ed una nuova energia, il raduno sempre nuovo e sempre uguale a sé stesso ogni volta, ma anche il Sindaco del paese, la targa di Alex Fischer, l'atmosfera di cupa malinconia della caserma in chiusura di Gallarate…sono tanti gli episodi di questi pochi giorni e farne un report che non sia noioso non è cosa da poco.

Quindi non lo faccio… ;)

Mi piace però sottolineare il forte sentimento di amicizia che lega tutti noi, la semplicità delle nostre cose, la solidarietà…cose a cui non riesco a fare l'abitudine e che ogni volta mi lasciano piacevolmente stupito del miracolo che ha compiuto questa moto a cui siamo tutti legati, in amore e odio. Mi dicono che in altri gruppi non è così, che quest'aria non si respira…non lo so, ma mi godo la nostra.

Il raduno è stato ben organizzato, mantenuto semplice, tanta simpatia da parte dei ragazzi francesi che ce l'hanno messa tutta e ci sono riusciti! Un grande BRAVI a loro.

Unico rammarico, il non aver potuto avere la maglietta che avevo già pagato. Mi sono stati restituiti i soldi, ma la maglietta mi avrebbe fatto piacere.

In quanto a noi…i soliti cazzari anarchici, con un caos organizzato che fa parte di noi e del nostro DNA di italiani. E ci piacciamo così!

Piccolo aneddoto. C'era un ragazzo di Torino insieme agli inglesi. Vive in Gran Bretagna da molti anni e stava sempre insieme a loro. La sera dell'udienza del sindaco (a cui all'inizio non volevo partecipare) noi siamo arrivati con i nostri venti minuti (abbondanti) di ritardo, buoni ultimi, e abbiamo parcheggiato nella piazza dove capitava. Dopo un po', mentre parlavo con questo ragazzo, lui guarda le moto parcheggiate e mi dice: "vedi, questa piazza rappresenta l'Europa. Si era detto appuntamento alle sei e un quarto e alle 18,15 i tedeschi c'erano tutti, vestiti da moto e con le moto parcheggiate tutte in fila, in ordine ed in prima fila. Poi vedi, dietro ci sono gli inglesi ed i francesi, in ordine anche loro. Poi là dietro, là, là, là (indicando tanti punti sparsi per la piazza) gli italiani, arrivati per ultimi, in ritardo".

Non ho smesso di ridere per dieci minuti.

A voi amici cari, un grande GRAZIE per esserci.

Antonio Contino, Riccardo Tori