la STORIAla storia dell’Elefant

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gli esordi

1983–1984

Alla fine del 1983 Cagiva presenta al salone del Ciclo e Motociclo di Milano, come primo frutto della collaborazione con la Ducati, alcuni prototipi di moto. Tra di esse spicca una grossa enduro con motore Ducati 750: la prima Elefant.

Si tratta di una moto fuoristrada di fattura tradizionale: parafango alto, serbatoio di foggia triangolare, ecc. l’unica concessione al "futuribile" gli indicatori di direzione montati sui fianchi del serbatoio.

Fuori dall’ordinario, per una enduro, è invece la motorizzazione, il potente e possente bicilindrico desmodromico Ducati. Il motore presenta una importante modifica rispetto alla versione montata sulle Ducati 750: la testa posteriore ruotata di 180°, per portare l’aspirazione al centro della V dei cilindri e permettere così il montaggio del monoammortizzatore in posizione verticale assieme ai leveraggi dell’articolazione progressiva Soft Damp.

Nell’autunno del 1984, al salone di Colonia, viene presentata la moto in versione di preproduzione con alcune modifiche rispetto al prototipo: indicatori di direzione in posizione tradizionale, forcella Marzocchi, freno posteriore a disco e motore di cilindrata più contenuta, 650 cc.

Il prototipo Elefant al Salone di Milano 1983
Il motore 750 (con testa non ruotata)
La 650 di preserie
1985

La proposizione di questo modello accompagna la partecipazione alla imminente edizione della Paris–Dakar con in sella Hubert Auriol uscito dal team BMW e vincitore l’anno precedente, inaugurando una stretta correlazione tra la gara africana e le proposte commerciali che vengono immesse sul mercato della moto italiana.

è in effetti impossibile parlare dell’Elefant e raccontarne la storia senza narrare anche della controversa gara africana, nata nel 1979, sempre all’attenzione dei media e non solo per ragioni agonistiche e sportive.

I prototipi Elefant da competizione che parteciperanno alle gare africane da questa edizione in poi verranno realizzati da Roberto Azzalin e dal suo staff, che ne curerà anche l’assistenza in gara.

La settima edizione della Paris–Dakar per il team Ligier – Cagiva si conclude con l’ottava piazza dopo essersi trovata al terzo posto assoluto a due giorni dalla fine della corsa. Una rottura meccanica dopo una caduta pregiudica una performance di tutto rispetto per una moto debuttante.

Nella tarda primavera del 1985 vengono messe in commercio le prime Elefant nelle cilindrate 650 e 350, cilindrata, questa, che ha ragion d’essere nelle norme fiscali italiane che a questa cubatura forniscono alcune agevolazioni.

Come già accennato per realizzare l’Elefant (enduro molto all’avanguardia) la progettazione del monoammortizzatore richiede l’intervento più innovativo: la rotazione di 180° del cilindro posteriore, permettendo di posizionare i carburatori al centro della V con un unico airbox e consentendo una migliore sincronizzazione all’apertura dell’ acceleratore. Questa impostazione non verrà più abbandonata e, se l’intervento migliora l’alimentazione, crea però qualche problema allo scarico perchè la lunghezza dei due collettori di scarico risulta differente e verrà compensata solo successivamente nella progettazione della Ducati 916 con un collettore a "S" al cilindro posteriore.

Fin dai primi modelli la Cagiva non lesina nelle dotazioni tecniche, oltre al già citato motore bicilindrico Ducati desmo, infatti, le Elefant possono sfoggiare il monoammortizzatore Öhlins, le forcelle Marzocchi e l’impianto frenante Brembo.

La Ligier–Cagiva del 1985
Hubert Auriol alla Dakar 1985
L’Elefant 350 del 1985
L’Elefant 650 del 1985
1986

Alla Dakar del 1986 la Cagiva presenta, oltre all’adozione del carburatore doppio corpo Weber con l’obiettivo di ottenere maggiore fluidità nell’erogazione del motore, per la prima volta i colori Lucky Explorer, nel segno della sponsorizzazione di una nota azienda del tabacco. I nuovi colori non hanno, però, miglior fortuna di quelli dell’anno precedente, Auriol, secondo dietro a Neveu a metà corsa, è costretto al ritiro per la rottura della catena che sfonda il carter.

Ma una vera tragedia accade all’arrivo di Dakar dove, Giampaolo Marinoni, dopo una caduta apparentemente innocua nella tappa conclusiva sulla battigia, dopo essere risalito in sella ed aver tagliato il traguardo, muore due giorni dopo per una lesione al fegato e una successiva infezione dopo essere stato operato all’ospedale della capitale senegalese.

è nella stessa edizione che scompare, nella caduta del suo elicottero mentre sta seguendo, come di consueto, lo svolgersi della corsa, il "deus ex machina" della Dakar: Thierry Sabine, il creatore e l’organizzatore dell’evento. Le sabbie africane non vedranno più la sua sagoma immacolata per gli abiti sempre rigorosamente bianchi intervenire a risolvere qualsiasi problema nello svolgersi della gara.

La nuova livrea della moto da gara, con i caratteristici cerchi rossi bordati di bianco, verde e nero, si riflette nell’estetica delle rinnovate plastiche del nuovo modello in vendita al pubblico, sostanzialmente uguale, in quanto a dotazioni tecniche, a quello dell’anno precedente.

La Cagiva Elefant Lucky Explorer del 1986
Hubert Auriol alla Dakar 1986
Giampaolo Marinoni a Dakar 1986
L’Elefant 650 del 1986