la STORIAla storia dell’Elefant

Cliccando sulle icone delle foto potrai aprirne l’ingrandimento oppure, cliccando su quelle delle moto, una scheda tecnica.

una moto vincente

1987

Il prototipo che partecipa alla Paris–Dakar del 1987 viene profondamente rinnovato, per alimentare la cavalleria del motore Ducati la moto viene dotata di una carenatura integrale che comprende anche il serbatoio del carburante. Un serbatoio supplementare fa anche da sostegno per la sella.

Il risultato è un mezzo compatto ed efficacissimo sulle piste africane e, mentre una squalifica mette presto fuori gioco la coppia italiana Alessandro "Ciro" De Petri–Franco Gualdi, Hubert Auriol, coadiuvato nelle prime fasi da Gilles Picard, giunge alla penultima tappa (in pratica all’ultima, vera, speciale) in testa alla competizione seguito da Neveu su Honda.

Ma una stupida radice nascosta nella sabbia di una piantagione senegalese toglie di mezzo “Hubert l’africano”, agganciandone un piede e facendo perdere l’equilibrio al pilota che, così, va a sbattere contro un albero. Il francese ne riporta entrambe le caviglie spezzate e, dopo aver superato notevoli difficoltà per tutta la gara ed essere, anche in queste condizioni, riuscito a tagliare il traguardo, viene costretto al ritiro. Le immagini televisive di Auriol piangente dal dolore fanno il giro del mondo e lo elevano a vincitore morale di questa edizione della corsa.

Immediatamente viene presentata sul mercato motociclistico una sorta di “Auriol replica”, come la definisce la rivista francese “Motoverte”, ovvero una Elefant che, a grandi linee, riprende l’impostazione della moto da gara. In realtà la moto in vendita al pubblico non è altro che la moto dell’anno precedente dotata di parafango basso e di carburatori Bing a depressione che ne addolciscono l’erogazione. Il richiamo estetico alla moto africana viene affidato alla carenatura integrale con il monofaro ora non più solidale alla forcella. Importante differenza è invece l’adozione del motore di 750 cc.

La Cagiva Elefant Lucky Explorer del 1987
Hubert Auriol alla Dakar 1987
Cyril Neveu saluta Hubert Auriol in ospedale
L’Elefant 750 del 1987
1988

Alla Dakar del 1988, la squadra si presenta con Serge Bacou a sostituire Auriol che passa alle quattroruote. La moto viene equipaggiata per la prima volta di doppio faro necessario per non trovarsi sprovvisti di illuminazione negli eventuali arrivi di notte, e con sostanziali cambiamenti nel motore adottando un nuovo carter l’interasse tra gli alberi del cambio maggiorato oltre a numerosi altri particolari.

L’esito della competizione non è soddisfacente con De Petri eliminato da una brutta caduta e con il francese Bacou, un veterano dei raid africani, che si rivela non all’altezza delle aspettative. Franco Gualdi, unico rimasto dei quattro elefantisti partenti, ottiene comunque un onorevole sesto posto, considerando che il suo ruolo originario era quello di assistenza veloce di De Petri.

La gara viene vinta, su Honda, dall’italiano Edi Orioli, un nome che si legherà strettamente alla storia dell’Elefant.

Sulla moto in vendita nello stesso anno si riflette, come di consueto, l’aspetto della moto da gara con l’adozione del doppio faro e di un cupolino più largo al quale viene anche fissata la strumentazione. Il risultato è quello di una Elefant con una apprezzabile protezione aerodinamica necessaria in una moto che si sta affermando anche nella guida su strada e che oramai sfiora i 170 km/h. Interessante accessorio sono le manopole riscaldate a doppio livello di potenza.

La Cagiva Elefant Lucky Explorer del 1988
Franco Gualdi alla Dakar 1988
L’Elefant 750 del 1988
1989

La squadra dell’anno 1989 presenta Edi Orioli, primo italiano vincitore della maratona africana, tra le file della Cagiva, sempre con i colori Lucky Explorer, formando con Ciro De Petri, Claudio Terruzzi e Gilles Picard un gruppo potenzialmente vincente, ma per l’ennesima volta la spedizione in terra africana si rivela infruttuosa e la moto italiana deve rimandare ancora una volta l’appuntamento con la vittoria.

Questa volta sono soprattutto le gomme che, sollecitate dalla coppia del motore Ducati e gravate dal peso del carburante necessario alle lunghe tappe, non resistono alle sollecitazioni e, unitamente a rifornimenti di benzina sporca di sabbia, sono causa del deludente sesto posto di Orioli.

Sul fronte delle proposte commerciali non si va oltre una versione con colori diversi della moto con il doppio faro, colorazione che, nell’eccessiva varietà cromatica, fa rimpiangere l’eleganza della livrea Lucky Explorer. L’unica differenza a livello di dotazioni tecniche è l’ammortizzatore White Power al posto dell’unità Öhlins.

La Cagiva Elefant Lucky Explorer del 1989
Alessandro “Ciro” De Petri alla Dakar 1989
L’Elefant bifaro in edizione 1989