la STORIAla storia dell’Elefant

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l’anno della svolta

1990

Ma è il 1990 l’anno della svolta per la Cagiva Elefant.

Alla 12ª edizione della Paris–Dakar Cagiva si presenta con Edi Orioli, Alessandro “Ciro” DePetri e lo spagnolo Jordi Arcarons. Il ritiro della Honda, in forma ufficiale, dalle competizioni africane fa della moto Cagiva la favorita obbligata alla vittoria finale e le prime tappe sembrano confermare il pronostico. In effetti la nuova moto, che finalmente ha raggiunto un invidiabile livello di affidabilità e competitività, si dimostra ben presto senza rivali e solo una timida opposizione da parte di Peterhansel con la Yamaha fa temere per il risultato. Ma i timori, espressi durante tutto l’arco delle speciali, sono soprattutto manifestazioni di scaramanzia per una squadra che troppe volte, favorita nei pronostici e nelle prime posizioni in tante tappe desertiche della gara, si è vista sfuggire per le più varie ragioni l’alloro finale.

Il fascino della Paris–Dakar risiede soprattutto nella spietatezza che l’Africa riserva ai mezzi meccanici che hanno l’ardore di sfidarla e niente, nel binomio pilota–motocicletta, può essere meno che perfetto per portare a casa la vittoria.

E, in questo gennaio 1990, il Lac Rosa, palcoscenico tradizionale dei vincitori, vede ben due Elefant nei primi tre posti, con Orioli splendido vincitore e DePetri terzo e miglior conquistatore di tappe (cinque), l’affermazione Cagiva è completata dal settimo posto assoluto di Arcarons, vincitore anche di due speciali.

Intanto, nel novembre precedente, su alcune riviste specializzate, aveva fatto capolino una moto in livrea completamente bianca, il prototipo della nuova versione commerciale dell’Elefant. Si tratta di una moto completamente rivista, sia nel motore che nella ciclistica.

La cilindrata del propulsore, che adotta la serie di carter “larghi” che permette il montaggio di cilindri con alesaggio da 92mm ed oltre, è aumentata a 904cc e viene adottata l’innovativa alimentazione a iniezione che ottimi risultati sta dando nelle competizioni Superbike, in effetti con l’iniezione elettronica Weber–Marelli vengono mitigati i problemi di diversa carburazione dei due cilindri causati dalle differenti condizioni di raffreddamento del cilindro orizzontale, esposto al vento della corsa, rispetto a quello verticale annegato nel telaio e nella carenatura. Altra innovazione è il comando della frizione “spingente” con pistoncino applicato sul basamento e non sul coperchio della frizione. Nella ciclistica spicca la ruotina da 19”, che denuncia la vocazione soprattutto stradale della moto, e la culla inferiore smontabile in alluminio.

Il modello in vendita viene presentato al Salone del Ciclo e Motociclo di Milano negli oramai tradizionali colori Lucky Explorer. Fa sfoggio di uno splendido paramotore in lamiera di alluminio ma, a differenza del prototipo, non monta ancora la frizione rinnovata. Il motore è il già citato Ducati 904cc. Con iniezione elettronica Weber–Marelli, raffreddato ad aria e olio, cambio a cinque marce, avviamento elettrico. Il telaio è derivato nella struttura da quello delle moto gareggianti ed ora vincenti alla Dakar e si rivela il vero punto forte di questa nuova evoluzione della moto, divisibile in due parti per permettere un più agevole smontaggio del motore e unito alle sospensioni Öhlins e Marzocchi da 43mm dà all’Elefant della nuova serie una agilità e una facilità di guida sia su strada che su sterrato che la rendono la migliore esponente della categoria per caratteristiche dinamiche. Con questa moto non è raro arrivare a grattare il paramotore durante le pieghe in curva e, nello stesso tempo, riuscire a superare mulattiere senza eccessive difficoltà.

La Cagiva Elefant Lucky Explorer del 1990
Il prototipo della Elefant a iniezione
Edi Orioli alla Dakar 1990
Edi Orioli alla Dakar 1990
I tre della Cagiva a Dakar – 1990
Edi Orioli e Ciro De Petri festeggiano
L’Elefant 900ie del 1990
1991

Alla Dakar 1991 la Cagiva Elefant è la moto da battere essendo la moto campione in carica ma, nonostante l’ingaggio di Neveu, cinque volte vincitore della corsa, non riesce ad andare oltre il quinto posto di Arcarons con Orioli ottavo e con il citato Neveu venticinquesimo rallentato da problemi all’impianto elettrico. Questa edizione si conclude con la prima vittoria di Peterhansel, che ne vincerà altre cinque, in una sorta di staffetta ideale con Neveu alla sua ultima partecipazione.

Sul mercato viene presentata la 900ie GT forse la più bella Elefant mai prodotta, abbandonando la livrea bianconera delle Lucky Explorer, Cagiva dà alla sua moto da entro–fuoristrada una linea elegante con un colore grigio metallizzato che bene si sposa con le scritte argento della marca. Per venire incontro alle esigenze di turismo a largo raggio, che meglio ora descrivono l’uso prevalente di questo tipo di moto, viene abbassata l’escursione delle sospensioni (con la forcella portata ad un diametro degli steli di 45mm), il numero delle marce è portato a sei, viene adottato il comando della frizione “spingente”, accresciuta la potenza, per quella che sarà la più potente Elefant in vendita al pubblico.

La Cagiva Elefant Lucky Explorer del 1991
Cyril Neveu alla Dakar 1991
L’Elefant 900ie GT del 1991