la STORIAla storia dell’Elefant

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l’inizio della crisi

1992

Nel 1992 la Dakar diventa la “Paris–LeCap” perché a differenza di tutte le edizioni precedenti l′arrivo avviene a Capetown trasformando la gara nel deserto in una maratona che percorre tutta l′Africa da nord a sud. La rivince Peterhansel ma le Elefant di Laporte, Arcarons e Morales occupano le piazze immediatamente successive. La buona prova delle moto Cagiva viene completata da cinque moto piazzate nelle prime dieci con Orioli settimo e Trolli decimo. La mancanza però di veri tratti desertici, che con le loro difficoltà di orientamento sono da sempre il vero “sale” di questa corsa, rendono questa soluzione di percorso piuttosto deludente rispetto alle aspettative.

Alla fine dell′anno viene presentata una nuova versione della moto con sostanziali modifiche: l′alimentazione diventa a carburatori, due Mikuni da 38mm, abbandonando la costosa iniezione, il singolo disco del freno anteriore viene sostituito da un doppio disco, nel reparto sospensioni appare una forcella Showa upside–down mentre il monoammortizzatore Öhlins viene sostituito da un Boge. Il nuovo silenziatore è un retro–fit, catalizzato. La nuova veste grafica presenta una linea caratterizzata dalle sovrastrutture color porpora metallizzato e oro. Questa versione dell′Elefant è commercializzata a partire dalla primavera del 1993.

La Cagiva Elefant Lucky Explorer del 1992
Azzalin, Orioli e Laporte al lavoro in officina
Danny Laporte al Faraoni 1991, preludio della Dakar
1993

Nel 1993 il ritorno a Dakar e l’abbandono del percorso verso Capetown viene deciso dal padre di Thierry Sabine, Gilbert, solo all’ultimo momento e così la gara africana si trova in un momento di crisi organizzativa.

La confusione sull′itinerario scoraggia la partecipazione in forma ufficiale delle case motociclistiche che, con l′eccezione della Yamaha, disertano la competizione.

Frattanto la Cagiva commercializza la nuova versione dell’Elefant. L’assenza dell’iniezione elettronica permette un deciso ribasso del prezzo di listino.

L’Elefant 900 del 1993
1994

La Dakar del ‘93 è stata deludente, l’anno seguente viene perciò inaugurata una nuova formula per tentare di rilanciare il rally che sta attraversando una grave crisi: vengono banditi i costosi prototipi, vere formula uno del deserto, a favore di motociclette più strettamente derivate dalla serie. Mentre Yamaha rinuncia, non avendo nella moto di serie una base sufficientemente competitiva, Cagiva mette a disposizione dei piloti privati una Elefant elaborata da CH Racing, l’organizzazione creata da Roberto Azzalin più volte direttore tecnico delle squadre Cagiva alla Dakar.

La moto di serie viene equipaggiata con due carburatori Kehin (l’iniezione non è adatta alle benzine africane piene di impurità), sospensioni con maggiore escursione, serbatoio sottosella supplementare e strumenti adatti alla navigazione tra le dune. Con questa moto Cagiva monopolizza praticamente il lotto dei partenti, consentendo ad Orioli, dopo una combattuta lotta con Arcarons, di conquistare la sua terza edizione arrivando in testa a Paris in questa edizione andata e ritorno dall’Europa all’ Africa e poi di nuovo in Europa.

Quest’anno vede per l’Elefant, in vendita al pubblico, l’arrivo della versione da 750cc. Il reparto telaio–ciclistica è sostanzialmente quello della 900ie GT, con freno a disco singolo, forcelle Marzocchi tradizionali di 45mm, ma con il Boge al posteriore. Il motore è il Ducati con frizione a bagno d’olio che equipaggia anche le Monster della casa bolognese alimentato da due carburatori Mikuni.

Per l’occasione viene rinnovata anche l’estetica della moto presentando, oltre ad una nuova edizione dei colori Lucky Explorer, una livrea blu scura con strisce gialle, colori che vengono proposti anche per la versione da 900cc.

La Cagiva Elefant Marathon
Roberto Azzalin
Edi Orioli alla Dakar 1994
L’Elefant 750 del 1994